La sezione preistorica e protostorica
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La sezione preistorica e protostorica
La sezione preistorica e protostorica del Museo comprende una selezione di materiali fittili e lapidei da Ugento databili al Neolitico e all’Eneolitico, a cui si aggiunge anche una vetrina contenente oggetti in ceramica, selce e osso da S. Maria di Leuca. Tra i primi, si segnalano alcune asce litiche (fig. 1) recuperate alle pendici centro-orientali della collina di Ugento, in località Fabiani, poco a nord del centro storico
La sezione preistorica e protostorica [sala 14]
La sezione preistorica e protostorica del Museo comprende una selezione di materiali fittili e lapidei da Ugento databili al Neolitico e all’Eneolitico, a cui si aggiunge anche una vetrina contenente oggetti in ceramica, selce e osso da S. Maria di Leuca. Tra i primi, si segnalano alcune asce litiche (fig. 1) recuperate alle pendici centro-orientali della collina di Ugento, in località Fabiani, poco a nord del centro storico; è inoltre presente un contenitore ceramico di impasto (fig. 2), dell’Eneolitico, proveniente da Grotta Artanisi, situata circa 3 km a sud-ovest del paese, dove si apre anche la Grotta Don Cirillo, che ha restituito ceramica di impasto di età neolitica, una piccola lama in selce e un frammento di lama di ossidiana (fig. 3).
Quelli esposti nel Museo non sono i più antichi materiali archeologici rinvenuti nel territorio di Ugento. Infatti, tra il 1962 e il 1974, in località Fondo Focone, circa 6 km a sud-ovest della cittadina, ad appena un chilometro dalla costa ionica, è stato messo in luce un insediamento in grotta riferibile al Paleolitico Superiore, con industria litica ascrivibile all’Epigravettiano finale.
Passando a epoche della Protostoria più recenti, presenze dell’età del Bronzo sono piuttosto bene attestate nel territorio ugentino. Tra i contesti sicuramente meglio noti di questo periodo figura la Specchia Artanisi, nella già ricordata omonima località. Qui, nel 2008-2009, sono stati messi in luce tre tumuli a pianta leggermente ellittica, poggianti sul banco roccioso affiorante e realizzati con pietrame calcareo, documentati nel Museo da un diorama realizzato in scala 1:50 (fig. 4); ciascuno dei tumuli ricopriva una cista dolmenica, posta al centro e costruita con lastroni di calcarenite. Le ciste contenevano deposizioni multiple, già violate in antico; i materiali rinvenuti, tra cui alcuni vasi di ceramica d’impasto frammentari (fig. 5) e un pugnaletto in bronzo, consentono di datare le sepolture alla facies proto-appenninica B, che si sviluppa nella prima metà del II millennio a.C., tra la fase recente del Bronzo antico e quella iniziale del Bronzo medio. Nel tumulo meridionale, in posizione periferica, è stata anche messa in luce un’ulteriore tomba a cista di lastre di calcare, più piccola, pertinente alla sepoltura di un bambino e non violata (fig. 6); all’interno vi sono stati rinvenuti i resti scheletrici in posizione rannicchiata e due vasi di corredo, costituiti da una brocca e da uno scodellone carenato (fig. 7).
Gli scavi hanno evidenziato che il piano di deposizione delle ciste dolmeniche era costituito da argilla rossastra (cd. bolo), stesa a livellare il sottostante banco roc¬cioso calcareo; su questo piano furono poi alzate le lastre monolitiche delle camere sepolcrali, coperte da ulteriori lastre non rinvenute durante le ricerche e verosimilmente rimosse nel corso dei secoli; a ogni nuova deposizione, la lastra che chiudeva l’ingresso veniva aper¬ta e richiusa. Con la chiusura definitiva della camera funeraria, venne completato il tumulo sovrastante, che proteggeva la tomba rendendola ricono¬scibile nel paesaggio, con la chiusura del corridoio di accesso. Le sepolture sono riferibili a un vicino insediamento di capanne, segnalato in superficie da ceramica di impasto, che occupava un piccolo promontorio prospiciente la laguna costiera di Torre San Giovanni, documentata ancora nella cartografia storica di XVI e XVII sec. e oggi non più esistente. La dimensione delle camere sepolcrali, il numero complessivo delle tombe e la di¬slocazione dei tumuli indicherebbero l’uso della necropoli da parte di un gruppo ristretto, unito da legami di parentela, in cui solo ad alcuni membri veniva riservato il seppelli¬mento formale nelle strutture megalitiche.
Alla media età del Bronzo risaliva invece un altro importante insediamento messo in luce nel 1976-1977 sulla duna costiera di Le Pazze, prospiciente l’isolotto omonimo, circa 1,5 km a nord-ovest di Torre San Giovanni, oggi tagliata dalla Strada Pro¬vinciale Gallipoli-Santa Maria di Leuca. Sicure testimonianze di un primo insediamento posto alla sommità della collina di Ugento, corrispondente alla sua parte meridionale, oggi occupata dal centro storico, si hanno a partire dall’età del Bronzo finale; il sito garantiva una posizione naturalmente difesa e offriva un’ampia visuale sul territorio circostante. Per questa fase, resti riferibili a un piccolo villaggio di capanne sono stati messi in luce nell’area del Castello e poco più a sud, in piazza San Vincenzo, mentre sporadici materiali sono stati rinvenuti anche alle pendici nord-orientali e sud-orientali della serra. Infine, un villaggio di capanne dell’età del Ferro sembra poi porsi in diretta continuità con quello dell’età del Bronzo finale, in particolare nell’area del Castello, da dove proviene ceramica d’impasto di IX-VIII sec. a.C., in quella di piazza San Vincenzo, dove sono stati rinvenuti materiali ceramici di X-IX sec. a.C., e in quella contigua di vico Milelli, dove si è rinvenuto il battuto di una capanna a cui era associata ceramica a decorazione geometrica risalente alla fine dell’VIII e al VII sec. a.C.; sporadici rinvenimenti di impasti riconducibili all’età del Ferro si hanno inoltre nel settore centro-occidentale e in quello settentrionale della collina di Ugento (località Mandorle), oltre che nei territori posti alle sue pendici nord-orientali (località Porchiano, Crocefisso e Santisorgi) e sud-orientali.
G. Scardozzi