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I materiali di età medievale

I materiali di età medievale


Tra i materiali esposti nel Museo compaiono alcune ceramiche medievali, per lo più frammentarie, pertinenti a botteghe attive a Ugento, nell’area del Borgo lungo la via Salentina, alle pendici orientali del centro storico.

I materiali di età medievale [sala 20]

Tra i materiali esposti nel Museo compaiono alcune ceramiche medievali, per lo più frammentarie, pertinenti a botteghe attive a Ugento, nell’area del Borgo lungo la via Salentina, alle pendici orientali del centro storico. I primi ritrovamenti risalgono al 1974, quando, durante i lavori per l’impianto di condutture idriche in via Madonna della Luce (località Priore), venne rinvenuto un notevole deposito di vasellame insieme a barre fittili utilizzate nelle fornaci come distanziatori tra i vasi. Sebbene le strutture delle fornaci non furono identificate, il recupero portò alla luce un considerevole numero di scarti ceramici, presumibilmente provenienti dalla discarica di una singola bottega. Successivamente a questo rinvenimento, ulteriori prove confermarono l’ipotesi della presenza di un’attiva produzione artigianale di ceramica; infatti, nel 1986, durante gli scavi per le infrastrutture di pubblica utilità in via Garibaldi, furono individuate due fornaci per la produzione di vasellame, mentre successivamente altre strutture produttive sono state messe in luce in via Barco, via SS. Medici e la S.P. per Casarano. La maggior parte dei rinvenimenti si concentra all’estremità settentrionale del Borgo lungo via Salentina, dove erano già presenti fornaci in epoca ellenistica, circostanza che suggerisce quindi una probabile destinazione produttiva di questa zona fin dall’antichità; considerata la sua posizione periferica rispetto all’abitato medievale di Ugento, quest’area era destinata anche allo smaltimento dei prodotti di scarto. 
I manufatti prodotti nelle fornaci di Ugento si inseriscono nel contesto produttivo ceramico del basso Salento in un arco cronologico compreso tra l’età angioina e il XV sec., con alcune tipologie ceramiche che evidenziano persistenze nei primi decenni del XVI sec. L’analisi dei manufatti rivela una notevole specializzazione dei vasai ugentini nella produzione di ceramiche invetriate e decorate in policromia, ceramiche protograffite e double dipped ware (ceramiche a doppia immersione nella vetrina), manufatti ampiamente diffusi in Puglia tra XIII e XV sec. 
La gran parte dei manufatti prodotti a Ugento comprendeva vasellame da mensa, ovvero ceramiche destinate al consumo di cibo e bevande, rivestite e impermeabilizzate da vetrine a soluzione piombifera. Nello scarico scoperto nel 1974 furono rinvenuti vasi realizzati in doppia cottura, prevalentemente di forma aperta: soprattutto ciotole e bacini, ma anche brocche e boccaletti che, dopo la decorazione (dipinta o graffita), venivano rivestiti con una soluzione vetrosa trasparente e brillante. Le combinazioni dei colori erano varie, con decorazioni in rosso o bruno, oppure in rosso e bruno o bruno e verde e, infine, con combinazione di bruno, rosso e verde (le cosiddette RMR, ovvero “rosso, manganese, ramina”), mentre la decorazione graffita, spesso presentava l’associazione cromatica di rosso e verde (protograffita). Il motivo decorativo più attestato e peculiare degli ateliers di Ugento è costituito da foglie stilizzate disposte al centro delle forme aperte. Oltre a questa decorazione, erano realizzati anche volatili e, più raramente, figure umane, in particolare volti resi di profilo. L’alta specializzazione di queste botteghe è evidente in una brocca, rinvenuta parzialmente integra nel 2005 lungo la S.P. per Casarano, invetriata e riccamente decorata in rosso e bruno raffigurante un volatile, forse un’aquila, con le ali spiegate (fig. 1). A Ugento venivano, inoltre, prodotte piccole ciotole con vasca poco profonda, dipinte in rosso o in bruno, alcune delle quali recavano scudi decorati con croci dipinte in rosso (fig. 2); a tal riguardo, va evidenziato che l’uso di decorare il vasellame con motivi araldici compare nel Salento nel XIV sec., a scopo prettamente politico e propagandistico, come simbolo ideologico di legittimazione del potere feudale nei confronti del potere centrale. 
L’abbondanza di scarti malcotti, contorti, fusi e vetrificati, rinvenuti nello scarico di via Madonna della Luce, suggerisce la produzione anche di ceramiche comuni dipinte, come anfore per uso domestico e brocche, e in misura minore, di ceramiche da fuoco, come pentole e piccole olle. Le ceramiche comuni, ossia prive di invetriatura, erano perlopiù utilizzate per contenere e conservare derrate, sia liquide come acqua, vino e olio, sia secche come cereali e legumi. Le forme più diffuse erano le anfore di medie e piccole dimensioni e più raramente le brocche. Le, prime, in particolare, presentavano due forme principali, una con corpo cilindrico e fondo concavo, l’altra con corpo panciuto e fondo piatto; entrambi i tipi erano decorati con motivi spiraliformi oppure con nodi verticali e cappi sulla spalla e sulla pancia, mentre le anse erano percorse verticalmente da due o più fasce verticali che si raccordavano alla decorazione sul corpo. 
Sebbene meno comune, a Ugento veniva infine prodotta anche ceramica da cucina e da fuoco, realizzata con argille refrattarie e superfici prive di rivestimento vetroso. Nello scarico di via Madonna della Luce sono presenti per lo più pentole, ovvero pignatte, con anse nastriformi accostate, e piccole olle con imboccatura ampia, forme utilizzate per la cottura dei cibi e per il mantenimento di liquidi e pietanze calde. 

M. Tinelli