La sezione numismatica
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La sezione numismatica
La sezione numismatica offre un ricco panorama dei rinvenimenti monetali a Ugento databili tra il V sec. a.C. e l’età romano-imperiale, con alcuni esemplari anche più tardi (di epoca bizantina e del XVII-XVIII sec.).
La sezione numismatica [sale 15, 16, 17, 18 e 19]
La sezione numismatica offre un ricco panorama dei rinvenimenti monetali a Ugento databili tra il V sec. a.C. e l’età romano-imperiale, con alcuni esemplari anche più tardi (di epoca bizantina e del XVII-XVIII sec.). Le monete più antiche (V-III sec. a.C.), per lo più in argento, sono relative a zecche della Magna Grecia (come Taranto e Napoli) e dell’Epiro (Ambracia). Numerose sono anche le emissioni in bronzo di zecche della Messapia (III-II sec. a.C.), tra cui spiccano quelle della stessa Ugento; per la città sono infatti note quattro emissioni monetali, tutte in bronzo, datate al III-II sec. a.C. Si tratta di un asse e di un semisse, oltre a due nominali più piccoli, privi di segno di valore, di cui uno più pesante e l’altro più leggero (fig. 1); solo il semisse, che costituisce la serie maggiormente attestata, presenta il segno del valore, una S, sia al dritto che al rovescio, che permette di collegarlo a uno standard ponderale di tipo romano. Tre emissioni (l’asse, il semisse e il nominale più pesante tra quelli privi di segno di valore) sono caratterizzate dal medesimo tipo di rovescio: Eracle stante, con la mano destra sulla clava e la sinistra che tiene una cornucopia; sull’avambraccio sinistro è inoltre poggiata la leontè. Sull’asse Eracle è anche incoronato da una Nike in volo. Il dritto presenta invece in due casi (semisse e nominale più pesante tra quelli privi di segno di valore) una testa di Atena con elmo corinzio, mentre sull’asse compare una testa bifronte femminile, in cui viene nuovamente riconosciuta Atena, sempre con elmo corinzio. Il nominale più piccolo ha invece tipi totalmente diversi: un’aquila con ali aperte su fulmine al dritto e un vaso (forse un kantharos) al rovescio. L’asse e il semisse hanno leggenda OZAN, mentre i due nominali più leggeri AO, probabile abbreviazione di AOZEN. Stando agli studi più recenti, queste ultime emissioni rappresenterebbero il nucleo di coniazioni più antico, riferibile ai decenni finali del III sec. a.C., emesso su modello greco e su uno standard ponderale non ancora ben definibile, ma all’interno del quale un nominale si porrebbe come doppio dell’altro (forse oncia e semioncia). L’asse e il semisse apparterrebbero a una fase successiva, da collocare forse dopo un’interruzione connessa alla guerra annibalica e da inquadrare nel corso del II sec. a.C., quando viene adottato un modello romano (con uno standard unciale ridotto), ma è mantenuta la lingua messapica per la leggenda, a riprova della forte impronta identitaria nell’uso della lingua e della scrittura da parte dei Messapi. È probabile che sia stata avviata prima l’emissione del semisse, nei decenni centrali del II sec. a.C., e poco dopo quella dell’asse. La distribuzione dei rinvenimenti relativi alle monete di Ugento copre un’area assai limitata, con centro ovviamente nella città stessa e nei suoi immediati dintorni, a conferma di una destinazione essenzialmente locale, coerentemente con altri elementi quali l’uso di emissioni esclusivamente in bronzo, lo scarso volume delle produzioni, l’episodicità e la limitatezza dei nominali battuti.
Per l’epoca tardo-repubblicana si segnalano poi emissioni di Roma, Brindisi, Corinto e soprattutto il tesoretto monetale di 19 denari in argento provenienti da un ripostiglio rinvenuto nel 1984 in via Piave, nel settore sud-occidentale della città: la moneta più antica risale al secondo decennio del II sec. a.C., mentre il pezzo più recente, di L. Calpurnius Piso Frugi, è databile al 90 a.C. (fig. 2).
Per l’età imperiale, sono esposte monete in bronzo e argento di Augusto, Tiberio, Nerone, Vespasiano, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Caracalla, Claudio Tacito, Gallieno, Costantino e Costanzo II. Sono infine presenti monete in bronzo di epoca bizantina, periodo per il quale dal territorio di Ugento è noto un importante tesoretto di 14 folles di XI sec. (9 anonimi e 5 emessi da Costantino X Dukas) rinvenuti presso la Specchia Artanisi, circa 3 km a sud-ovest dell’abitato, attualmente non esposte (figg. 3-4) ed emissioni del Regno delle Due Sicilie (XVII-XVIII sec.).
G. Scardozzi