Le tombe di II-I sec. a.C.
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Le tombe di II-I sec. a.C.
Tra II e I sec. a.C. va gradualmente mutando l’organizzazione topografica dell’abitato e se le tombe di III-II sec. a.C. occupano ancora aree interposte ai vari nuclei insediativi, quelle di II-I sec. a.C. si dispongono in prevalenza nelle zone periferiche dell’insediamento, spesso in aree funerarie già in uso nella fase precedente.
Le tombe di II-I sec. a.C. [sale 1 e 4]
Tra II e I sec. a.C. va gradualmente mutando l’organizzazione topografica dell’abitato e se le tombe di III-II sec. a.C. occupano ancora aree interposte ai vari nuclei insediativi, quelle di II-I sec. a.C. si dispongono in prevalenza nelle zone periferiche dell’insediamento, spesso in aree funerarie già in uso nella fase precedente. Frequente in ogni caso è, in questa fase, il riutilizzo di sepolture più antiche, mentre un’importante novità riguarda il rituale funerario, poiché tra II e I sec. a.C. si va progressivamente affermando la cremazione, estranea al rituale messapico e introdotta dai Romani dopo la definitiva conquista di Ugento alla fine del III sec. a.C.; le prime attestazioni risalgono già al II sec. a.C. e incinerazioni tardo-ellenistiche, in olle di terracotta o in ciste litiche, sono state documentate sia all’interno di necropoli già in uso nel IV-III sec. a.C., tutte periferiche rispetto all’abitato, sia in nuove aree funerarie poste immediatamente all’esterno dell’antica linea delle fortificazioni messapiche, in questa fase non più in uso e in parte demolite.
Nella tarda età ellenistica, a differenza delle epoche precedenti, sulla collina di Ugento non sono note aree funerarie; l’unica eccezione è costituita da una tomba a cassa di lastroni, la cui ultima fase di utilizzo risale al II-I sec. a.C., messa in luce all’incrocio tra via Verdi e via Alighieri (fig. 1, n. 1), nel settore nord-occidentale, in un’area posta a nord-ovest del nucleo principale dell’abitato (fig. 1, A). Passando ai territori alle pendici della collina, in quelli a ovest del rilievo alcune sepolture di questa fase, costituite sia da inumazioni che da incinerazioni e riferibili ai nuclei insediativi presenti in questa zona ma non attestati archeologicamente, si trovano generalmente in aree piuttosto marginali, per lo più lungo assi stradali e spesso nell’ambito di necropoli già in uso nel IV-III sec. a.C., dove, non di rado, i defunti vengono deposti in precedenti tombe a cassone o a sarcofago: nel settore settentrionale di via Giannuzzi (fig. 1, n. 2), dove è stato rinvenuto un cinerario tardo-ellenistico; in via Peri (fig. 1, n. 3), dove l’utilizzo della Tomba 9 e della Tomba 11 del 2004-2005 scende, rispettivamente, sino alla fine del II sec. a.C. e alla fine del II-inizi I sec. a.C.; in località Cupa (fig. 1, nn. 4-5), dove possono scendere al II sec. a.C. parte delle sepolture di infanti deposti su coppi; nella località Vigne Vecchie (fig. 1, n. 6) e nella zona di piazza R. Moro (fig. 1, n. 11), dove parte delle sepolture tardo-ellenistiche erano anche qui collocate all’interno di più antiche tombe a cassa di lastroni o a sarcofago; in via Acquarelli (fig. 1, n. 7), posta subito all’esterno dell’antico tracciato delle mura, dove a una prima fase di IV-III sec. a.C., caratterizzata da tombe a cassa di lastroni e a sarcofago, ne è seguita un’altra di età tardo-ellenistica, con incinerazioni in olle di ceramica grezza, collocate all’interno di fossette coperte da lastre; in via S. Vincenzo (fig. 1, n. 8), poco più a ovest, dove sono state messe in luce due incinerazioni all’interno di olle, databili al II-I sec. a.C., con nelle vicinanze un possibile ustrinum e una tomba a fossa terragna di un bambino di una decina d’anni, probabilmente coeva. Più interne rispetto all’antica linea delle mura e vicine a nuclei insediativi di limitata estensione presenti in quest’area (fig. 1, B-C) risultano invece le sepolture individuate in via Mare (fig. 1, n. 10), in un’area funeraria già in uso nel III sec. a.C., e in via Giannuzzi (fig. 1, n. 9), dove tre incinerazioni in olle databili tra II e I sec. a.C. sono state rinvenute all’interno di un recinto funerario.
Nelle aree a sud e a sud-est della collina di Ugento, sepolture tardo-ellenistiche si rinvengono in via Gemini (fig. 1, n. 12), dove nel II sec. a.C. resta in uso l’area funeraria utilizzata a partire dal IV sec. a.C., in via Urso (fig. 1, n. 13) e in via Edison (fig. 1, n. 14). Nelle ultime due necropoli, poste a poca distanza dall’asse viario diretto verso Vereto e in vicinanza di un nucleo insediativo esteso tra le pendici della collina e la località Armino (fig. 1, D), sono state rinvenute sepolture a incinerazione collocate subito all’esterno della cinta muraria messapica, ormai non più in funzione, i cui resti forse mantenevano in questo punto una funzione assimilabile a quella di un limite pomeriale; in particolare, in via Urso un probabile blocco delle mura è rilavorato per realizzare una cista litica, mentre in via Edison le tombe tardo-ellenistiche sono alloggiate nel cavo di spoliazione della cinta muraria messapica. Sempre nel settore sud-orientale della superficie che tra IV e III sec. a.C. era delimitata dalla cinta muraria, altre incinerazioni di epoca tardo-ellenistica sono state messe in luce subito a nord di via Pastane (fig. 1, n. 15), in un’area funeraria già utilizzata in precedenza e attraversata da un asse stradale che usciva dall’abitato in direzione est e in uso dall’epoca arcaica.
L’area del Borgo lungo la via Salentina, alle immediate pendici sud-orientali della collina di Ugento (fig. 1, E), occupata da una necropoli in uso fin dall’epoca arcaica, nel corso dell’età tardo-ellenistica sembra invece progressivamente perdere la destinazione funeraria, come attesta il rinvenimento di resti di strutture abitative in vico Gradoni e di una fornace in via Garibaldi. Più a nord, infine, altre sepolture di questa fase sono documentate in località Priore (fig. 1, n. 16) e, all’estremità settentrionale dell’area in precedenza delimitata dalle mura, in località S. Antonio (fig. 1, n. 17), contesti funerari entrambi riferibili all’esteso nucleo insediativo di epoca tardo-ellenistica presente in località Porchiano (fig. 1, F); nella seconda area funeraria, già in uso dall’epoca arcaica e soprattutto nel IV-III sec. a.C., in particolare, le Tombe 3, 15 e 17 sono utilizzate per più deposizioni fino al II sec. a.C. e nella prima tomba, a semicamera, nel I sec. a.C. viene anche introdotto un cinerario costituito da un’olla biansata.
G. Scardozzi
Le Tombe di via Urso [sala 1]
Le sepolture sono state rinvenute nel 2005 durante i lavori di sistemazione della rete fognaria. Si tratta di tre deposizioni di incinerati, scoperte a poca distanza l’una dall’altra, una entro cista litica e altre due all’interno di urne fittili.
La Tomba 1 è costituita da un blocco parallelepipedo, simile a quelli delle mura messapiche, sulla cui faccia superiore è stata ricavata una cavità (cm 45 x 43 x 22) per la deposizione. Un foro passante sulla lastra di copertura costituiva l’alloggiamento di una stele anepigrafe (parzialmente conservata) che fungeva da segnacolo.
La Tomba 2 è costituita da un’olla globulare acroma, sigillata con una lastra di calcare, che conteneva resti ossei e ceneri (fig. 2, A). Dietro l’olla era sistemato il segnacolo costituito da una stele anepigrafe.
La Tomba 3, anch’essa un’olla acroma monoansata, era stata sigillata con due frammenti di coppo e da una lastra litica (fig. 2, B). Un rocchio di colonna liscio, sistemato dietro il vaso, fungeva da segnacolo.
I pochi oggetti di corredo (un piatto, un anello e 3 pendagli in osso e in bronzo), rinvenuti sparsi nell’area, non sono riconducibili alle singole deposizioni. In assenza di precisi elementi datanti, le sepolture si possono solo genericamente riferire all’età tardo-ellenistica.
M.P. Caggia
Le tombe di Via Giannuzzi [sala 4]
Nel 1984, nel corso di lavori edilizi, in via Giannuzzi fu individuato un recinto funerario (m 5 x 7) con tre contenitori fittili alloggiati in altrettante buche scavate nel terreno. La limitata documentazione relativa all’intervento di scavo non permette né un’esatta ubicazione delle urne cinerarie all’interno del recinto, né di fissare la presenza di un ustrinum.
La Tomba 1 era costituita da uno stamnos che conteneva frammenti di ossa ed era forse sigillato da un bacino a vernice bruna rinvenuto in frammenti nelle vicinanze (fig. 3); il corredo della sepoltura era costituito da una coppetta monoansata, due unguentari e un ago in osso. Per quanto riguarda la datazione i pochi elementi a disposizione permettono solo un’attribuzione alla tarda età ellenistica.
La Tomba 2 era costituita da un’olpe, in cui si conservavano alcuni frammenti di ossa, forse coperta con un bacino acromo (fig. 4). All’esterno del vaso sono stati rinvenuti diversi unguentari fittili, un’olletta a pareti sottili e due alabastra in vetro fuso, di colore blu scuro e verde e decorati con filamenti bianchi e gialli, frammentari e deformati dal fuoco (fig. 5). Gli oggetti del corredo consentono di proporre per la tomba una cronologia tra il II e il I sec. a.C.
La Tomba 3, costituita da un’olpe acroma, è stata rinvenuta al di sotto di un piano di tegole con forti tracce di bruciato (fig. 6). Nelle vicinanze, all’interno di due piccole buche naturali, furono recuperati un’olletta a pareti sottili, una coppetta, frammenti di un alabastron in vetro fuso di colore blu con filamenti bianchi e gialli, otto unguentari in terracotta e un attrezzo in ferro. Purtroppo, la mancanza di una documentazione approfondita consente solo un’ipotetica attribuzione degli oggetti recuperati al corredo della deposizione e di riferire la tomba alla tarda età repubblicana.
M.P. Caggia