Storia delle raccolte archeologiche

Storia delle raccolte archeologiche
Il Museo Archeologico di Ugento fu inaugurato nell’ottobre 1968 con la denominazione di Museo Civico di Archeologia e Paleontologia accogliendo materiali rinvenuti nel secondo dopoguerra, quando il graduale processo di espansione urbana della cittadina aveva portato alla scoperta occasionale di numerosi materiali antichi, per lo più da contesti funerari.
Il Museo Archeologico di Ugento fu inaugurato nell’ottobre 1968 con la denominazione di Museo Civico di Archeologia e Paleontologia accogliendo materiali rinvenuti nel secondo dopoguerra, quando il graduale processo di espansione urbana della cittadina aveva portato alla scoperta occasionale di numerosi materiali antichi, per lo più da contesti funerari. I corredi recuperati nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta furono smembrati e i materiali vennero raggruppati per tipologia e collocati nelle vetrine che oggi costituiscono l’Antiquarium del primo piano del Museo; risulta così molto difficile ricondurre questi oggetti agli originari contesti di rinvenimento, con alcune eccezioni, come l’epichysis e il piatto a figure rosse, di produzione apula (fine IV sec. a.C.), rinvenuti nel 1956 in un sarcofago scoperto all’incrocio tra via Mare e via Bolzano. Oltre ai materiali ceramici (e a pochi oggetti in metallo) recuperati all’interno di tombe, entrarono nelle raccolte del Museo anche alcune epigrafi messapiche e latine rinvenute a Ugento negli anni Sessanta: un blocco recante una frammentaria iscrizione latina forse menzionante un quinq(uennalis), datata tra l’età augustea e l’epoca giulio-claudia, scoperta nel 1961 nei pressi del castello; un blocco di fregio-architrave dorico recante una frammentaria iscrizione messapica forse a carattere pubblico datata tra la seconda metà del III e la fine del II sec. a.C., messa in luce in via Monsignor De Razza nel 1967; un grande blocco rinvenuto nel 1968 nel Fondo Chiesaredda, subito a nord di via Pastane, recante una frammentaria iscrizione messapica a carattere funerario datata al III sec. a.C. Inoltre, nel Museo vennero anche accolti una statua frammentaria in pietra calcarea del IV-III sec. a.C., da identificare con la “statua in pietra leccese” recuperata nel 1967 in un’abitazione di Ugento e di incerta provenienza, e parte di un volto in marmo bianco del I sec. a.C. rinvenuto nel 1968 all’interno di una tomba in località Santa Croce, alla periferia meridionale della cittadina, oltre ad alcune asce del Neolitico e dell’Eneolitico scoperte in località Fabiani, a nord-est del centro storico.
Appena due anni dopo l’inaugurazione, fecero il loro ingresso nel Museo i blocchi dipinti della monumentale “Tomba dell’Atleta”, scoperta il 13 luglio 1970 nel Borgo lungo via Salentina nel corso di lavori edilizi (fig. 1); la semicamera venne ricostruita all’interno dell’edificio museale, mentre i numerosi materiali del corredo, databili tra VI e IV sec. a.C., furono invece trasferiti nei depositi di Taranto della Soprintendenza Archeologica. Nello stesso anno venne anche scoperta, sempre nel Borgo lungo via Salentina, una testa maschile a tutto tondo in pietra calcarea, forse pertinente anch’essa a un contesto funerario e datata al IV-III sec. a.C.
Dopo la sua istituzione, il Museo accolse quindi ulteriori materiali che nel frattempo erano stati rinvenuti a Ugento sempre nel corso di scoperte occasionali. Tra questi si segnalano: il corredo recuperato nel 1969 in via Aghelberto del Balzo, datato al secondo quarto del V sec. a.C. e comprendente un cratere attico a figure rosse, oltre a un colino e un’oinochoe entrambi in bronzo; un’iscrizione messapica di III sec. a.C. recante un testo a carattere pubblico, rinvenuta nei primi anni Settanta in un luogo imprecisato e incisa su un frammento di cornice; frammenti ceramici di uno scarico di fornace databile al XIII-XIV sec. d.C., rinvenuti nel 1974 lungo via Madonna della Luce; i materiali provenienti dallo scavo eseguito nel 1975-1976 presso il faro di Torre San Giovanni; i corredi databili tra la seconda metà del IV e gli inizi del III sec. a.C. delle due tombe a cassa di lastroni scoperte nel 1979 all’incrocio tra via Bolzano e via Bologna; i corredi della Tomba 2, di epoca arcaica, e delle Tombe 3, 5, 7, 16, 17, 24, riferibili al IV-II sec. a.C., recuperati dalla necropoli di località S. Antonio, messa in luce nel 1986-1987 a seguito di uno sbancamento collegato a lavori agricoli; il tesoretto di 19 denari in argento, contenuti in un piccolo vaso di terracotta e datati tra il secondo decennio del II sec. e il 90 a.C., rinvenuto nel 1984 in via Piave; la trozzella di piccole dimensioni, databile alla prima metà del V sec. a.C., pertinente al corredo di una piccola tomba a sarcofago scoperta lungo via Indipendenza nel 1989; il corredo databile tra la seconda del IV e gli inizi del III sec. a.C. recuperato nello stesso anno da una tomba a cassa di lastroni messa in luce in via Peri.
Una tappa molto importante nelle trasformazioni subite dall’allestimento museale è costituita dalla mostra Klahoi Zis. Il culto di Zeus a Ugento, curata da Francesco D’Andria e da Antonietta Dell’Aglio, inaugurata nel 2002 e dedicata, in particolare, all’abitato di epoca arcaica e alla statua bronzea di Zeus rinvenuta nel 1961 in via Fabio Pittore, che per la prima volta fu esposta, seppur temporaneamente, a Ugento. La mostra proponeva la ricostruzione del contesto storico e culturale a cui apparteneva la statua, presentando un’ipotesi di restituzione del luogo di culto in cui essa era originariamente collocata, illustrata da pannelli di grande formato realizzati dalla InkLink di Firenze, sotto la responsabilità scientifica di F. D’Andria, ancora presenti nell’attuale allestimento museale (fig. 2). La statua di Zeus, invece, dopo il suo ritorno al Museo Archeologico di Taranto è stata sostituita da una copia in scala 1:1 sempre in bronzo. L’anno successivo vide poi l’inaugurazione della mostra permanente Ozan. Storie dalla Moneta, curata da Aldo Siciliano, che costituisce oggi la sezione numismatica del Museo.
Un altro momento importante nella storia del Museo è stato l’allestimento inaugurato nel luglio 2009 e curato sempre da F. D’Andria, da cui deriva in parte quello attuale; questa riorganizzazione del percorso esposito è successiva ai lavori di restauro dell’intero ex Convento dei Frati Minori Osservanti realizzati nel 2004-2009. L’elemento centrale del piano terra del Nuovo Museo Archeologico di Ugento, che da questo momento assume tale denominazione, diviene la “Tomba dell’Atleta”, i cui lastroni vengono ricomposti all’interno del chiostro al piano terra, dove sono collocate anche varie vetrine contenenti gran parte dei materiali del corredo, che tornano a Ugento da Taranto. Nel nuovo allestimento, che comprende anche un plastico di Ugento nel IV-III sec. a.C., realizzato con la tecnica dei diorama da Fabrizio Ghio a partire da una prima versione della carta archeologica di Ugento, le raccolte si arricchiscono inoltre di nuovi corredi funerari, provenienti da tombe scoperte tra il 2004 e il 2005: i materiali provenienti dalla Tombe 4, 8, 9, 10 e 11 della necropoli messa in luce in via Peri, subito a nord-ovest dell’incrocio con via Indipendenza, comprendenti varie tombe a cassa di lastroni con più deposizioni (anche di infanti su coppi) comprese tra il IV-III sec. a.C. e il II-I sec. a.C.; gli oggetti ceramici e in bronzo, inquadrabili tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C., pertinenti alla cd. “Tomba del Guerriero”, messa in luce in via Rovigo; i materiali di IV-III sec. a.C. di due tombe, una a fossa e l’altra a cassa di lastroni, scoperte all’incrocio tra via Alighieri e via Cilea e in via N. Armida; le tre sepolture a incinerazione (due in olla e una in cista litica) di epoca tardo-repubblicana rinvenute in via Urso, che sono state ricollocate in una delle sale del primo piano del Museo. A questi corredi si aggiungono anche un altare in pietra calcarea con fregio a metope lisce e triglifi, databile alla fine del IV-III sec. d.C., recuperato nel 2003 in uno scarico di materiali individuato in un terreno posto immediatamente a ovest dell’incrocio tra via Barco e via Urso, e alcuni materiali rinvenuti tra il 2004 e il 2005 in via Messapica, nel corso dei lavori di ristrutturazione dell’ex Cinema Odeon: un capitello dorico in calcare, datato tra IV e III sec. a.C., e una brocca invetriata e decorata con un volatile (forse un’aquila) con le ali spiegate, databile al XIV sec. d.C.
Questa situazione espositiva del Museo è stata poi aggiornata nel 2013-2015 con ulteriori interventi finalizzati a una riorganizzazione del percorso di visita e un rinnovamento dell’allestimento degli spazi destinati allo Zeus bronzeo e alla “Tomba dell’Atleta”, curato da Laura Masiello e Gianluca Andreassi; la tomba, in particolare, sempre posta al centro del chiostro, viene accompagnata su due lati da altrettante quinte espositive continue in acciaio kor-ten, che integrano alcune vetrine monofacciali di differente formato, contenenti gli oggetti del corredo, e i pannelli illustrativi di guida alla lettura e alla comprensione degli stessi. Entrano inoltre nelle raccolte del Museo alcuni materiali ceramici eneolitici dalla località Artanisi, situata circa 3 km a sud-ovest di Ugento, dove tra il 2008 e il 2009 vengono anche messe in luce tre tombe a tumulo comprendenti grandi ciste litiche con più deposizioni inquadrabili tra la fase recente del Bronzo antico e quella iniziale del Bronzo medio; anche queste tombe monumentali sono documentate con un diorama realizzato sempre da Fabrizio Ghio a partire dalle ricostruzioni 3D elaborate da Ivan Ferrari. Tale assetto del Museo è quello che compare nel catalogo pubblicato nel 2015 da Adele Barbieri.
La riapertura avvenuta nel gennaio 2023, dopo una lunga chiusura dovuta alla pandemia, ha visto tale allestimento integrato da ulteriori materiali rinvenuti a Ugento tra gli anni ’60 e ’90 del Novecento, che dai depositi di Taranto della Soprintendenza Archeologica sono stati trasferiti nel Museo: il corredo, databile tra i decenni finali del IV e la prima metà del III sec. a.C., di una tomba a cassa di lastroni scoperta nel 1965 in via Peri; il corredo di fine V-prima metà del IV sec. a.C. di una tomba messa in luce nel 1968 tra piazza R. Moro e l’imbocco di via Firenze; il kantharos a vernice nera, databile tra fine IV e inizi III sec. a.C., rinvenuto in una tomba a cassa di lastroni scoperta nel 1970 nelle vicinanze della “Tomba dell’Atleta”; il corredo di età arcaica (comprendente un cratere messapico con anse a fungo e una coppa ionica di importazione) proveniente da una tomba messa in luce nel 1979 in località Armino, subito a sud dell’incrocio tra via Casarano e via D’Azeglio; i materiali relativi alle tre sepolture a incinerazione di II-I sec. a.C. scoperte nel 1984 all’interno di un recinto funerario messo in luce in via Giannuzzi; i corredi di IV-II sec. a.C. recuperati da due tombe a cassa di lastroni scoperte nel 1985 in un terreno lungo via Gemini, presso l’incrocio con via Rovigo; i corredi di IV-II sec. a.C. delle Tombe 11, 15 e 23 della necropoli messa in luce nel 1986-1987 in località S. Antonio; i materiali di IV-III sec. a.C. recuperati nel 1992 da una tomba a fossa, scavata nel banco roccioso, rinvenuta lungo il margine orientale della S.P. per Casarano, nella medesima località S. Antonio. A questi si aggiungono poi i materiali di IV sec. a.C.-I sec. d.C. dei corredi delle Tombe 3, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 17, 20, 22, 23 e 29 della necropoli messa in luce nel 2014-2016 subito a nord-ovest di Torre San Giovanni.
Infine, nel 2024, grazie a un progetto per la “Rimozione delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali del Museo Civico di Archeologia e Paleontologia di Ugento”, finanziato nell’ambito del PNRR M1.C3 - Misura 1 - Investimento 1.2 (Macroarea Sud), l’allestimento è stato ulteriormente integrato con varie installazioni multimediali, volte a favorire la fruizione dei contenuti museali anche a visitatori diversamente abili, relative alla “Tomba dell’Atleta” e ai corredi pertinenti alle sue due fasi di utilizzo, alle cd. “Cappelle murate” presenti su uno dei lati del chiostro, al plastico che ricostruisce l’abitato di Ugento nel IV-III sec. a.C. e alla Cripta del Crocefisso. In particolare, quest’ultimo luogo di culto ipogeo, situato circa 1 km a nord del centro storico di Ugento e risalente all’epoca medievale, è fruibile nella sala 3 del piano terra mediante un’istallazione che ne consente la visita virtuale immersiva.
G. Scardozzi